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13-Mar-2006 18:52
Keta - Una volta all' anno è lecito impazzire, Davide Porru, © 2005 La Riflessione Editrice, 316 pagine, 12 euro


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Uscita prevista

per la prima settimana

di Aprile

 

2° Edizione

Keta

3000 copie vendute

in 150 giorni

 

introduzione a cura di Cristina Piras

 

in appendice rassegna stampa

 

 

 

 

    

 

Prefazione

 

 

    Non è facile parlare di un romanzo come Keta - Una volta all’anno è lecito impazzire e non sentirsi spiazzati dalla mancanza di una definizione univoca che lo caratterizzi. Keta – e precisiamolo una volta per tutte, la ketamina è un anestetico per cavalli con effetti allucinogeni – è mille e uno romanzi insieme. Un concentrato di sentimenti, passioni, morali. Un’ assemblamento di fatti e riflessioni che rendono il testo pregnante, denso, pressato.

 

   Per la molteplicità di temi, Keta non è facilmente ascrivibile ad un genere preciso: è un romanzo d’amore, generazionale, pulp, moralista, umoristico. E per ognuno di questi temi, varie ramificazioni si dipartono a rendere il testo più complesso e più metaforicamente rappresentativo della psicologia del l adolescente protagonista.

 

    La storia di Jonathan è, con le opportune variabili, la storia che è o è stata di tutti. Un ragazzo della porta accanto al concludersi dell’ età adolescenziale che intraprende il suo cammino di vita che, ostacolo dopo ostacolo, lo porterà ad un’ epilogo onirico e catartico, preambolo dell’ età adulta. Una fabula universale, che vede il protagonista barcamenarsi tra amori, avventura, amicizie, scuola e famiglia. Tra umori altalenanti, acute depressioni e gioie incommensurabili che scandiscono, anche stilisticamente il ritmo del romanzo.

 

    L’ intreccio trova nel luogo di ambientazione un vero e proprio deteraugonista. Un contesto nuovo mai veramente sondato quello della provincia sarda, identificata nominalmente ma in fondo uguale a mille province del mondo e per questo universale. Assurta agli onori del romanzo, la periferia provinciale dispiega la sua potenzialità di background ideale. Non più, come la letteratura ci aveva abituato, scenari metropolitani atti ad incorniciare amori al cioccolato e serenate rap, ma l’ inversione dei canoni recenti per raccontare una passione al limite del patologico contornato da alcol e droghe.

 

   L’ uso di stupefacenti come sintesi estrema del degrado esistenziale sono qui il campanello d’ allarme di una gioventù alla ricerca di un identità. Un diversivo alla noia e l’ illusione del guadagno facile attraverso lo spaccio sono i concetti base attraverso il quale il tema viene sviluppato. La Ketamina che dà il nome al libro è la droga che nell’epilogo darà luogo ad un’estrema fuga dalla realtà, al viaggio onirico e psichedelico che porterà a nuove consapevolezze.  

 

     La passione esasperata, si diceva. Esasperata ed eccessiva quanto può esserlo l’amore adolescente, per giunta non soddisfatto, cristallizzato nell’immagine fumosa, detraente, idealizzata di Anna, ricalcata sul mito moderno dell’albachiara rossiana, a cui piace studiare e non se ne vergogna affatto. L ’incarnazione un po’ snob delle buone virtù è il deus ex machina del romanzo, l’oggetto desiderato che muove il protagonista alla metamorfosi, lo cambia, lo spinge al miglioramento e in seguito alla depravazione.

 

     Se l’amore è vissuto in maniera convulsa e assuefacente, per contro il sentimento dell’ amicizia è idealizzato a status di perfezione. Gli amici rappresentano il porto sicuro ma anche la spalla ideale per condividere esperienze di vita e delusioni.  Il gruppo qui perde l’ accezione negativa di branco e diventa foriera di aneddoti, di slogan e mode linguistiche. Tommy, l’ amico fraterno del protagonista, ha invece funzione di opposizione inconsapevole, è il metro di misura della virtù di Jonathan,  il suo alter ego dalle scelte diametralmente opposte.

 

    La scuola, ambiente quotidianamente frequentato dal protagonista, ha, come spesso per ogni adolescente, una connotazione negativa. Teatro eletto dei fallimenti del giovane Jonathan, l’ istituzione è spesso demonizzata; i docenti vengono ridicolizzati, l’ambiente aspramente criticato. Fonte d’ispirazione per le riflessioni del protagonista, l’ istituto scolastico rappresenta il primo vero termine di confronto tra Jonathan e la società. 

 

    Esemplificativo di una generazione è poi il rapporto del protagonista con la religione: Il Dio invocato da Jonathan è presente, a volte vituperato ma rinominato con l’ appellativo di Jason, quasi a renderlo più familiare, anche in virtù dell’americanismo imperante che rende i giovani di provincia anch’ essi figli della Mtv Generation. Quel che ne consegue è una religione moderna, intima e personale. La Chiesa non ha ruolo nel romanzo, ma la presenza del Dio onnipresente è data per assodata e mai messa in discussione.

 

    Ancora, un tema dominante è la passione per il calcio. Spesso le metafore di vita s’ intrecciano con le figure calcistiche, le vicissitudini del quotidiano all’andamento della squadra del cuore, le morali si spiegano attraverso il gergo del pallone. La Bibbia è la Gazzetta dello Sport.

 

    E proprio la morale accorta e incessante, spesso invadente, è uno dei temi portanti del libro. Un complesso sistema di dogmi tratti dai libri,dalle canzoni, dai testi scolastici costituiscono i capisaldi morali di Jonathan. A volte in contraddizione fra loro, gli elementi in questione rappresentano il disperato bisogno adolescenziale di trovare delle certezze e una personalità sicura di fronte agli interrogativi della vita. Meticolosi sistemi di classificazione rappresentano il modus operandi del primo Jonathan in relazione al prossimo. La metamorfosi data dalle esperienze lascerà poi spazio a repentine contraddizioni dei primi punti di vista e darà spazio alla diplomazia o a complete revisioni di pensiero.

 

    Elemento imprescindibile del romanzo è anche la musica, sottofondo costante e complementare delle vicende. Le musiche di “accompagnamento “ alla lettura sono accuratamente scelte dall’autore: una selezione di canzoni ad hoc è presente nelle pagine di coda del testo.

 

    E’ in virtù di questo stretto rapporto con la musica che Keta risulta straordinariamente rappresentabile in scena. L’ accostamento obbligato tra le musiche scelte dall’ autore e il testo dà una dimensione completa della vicenda, la rende viva e visibile. Le esperienze di Jonathan vivono attraverso le musiche condivise dal lettore, che sente il personaggio più vicino, lo fa suo, lo rende  umano attraverso le note di canzoni conosciute da tutti.

 

    Infine, impossibile sottovalutare l’ importanza del linguaggio all’interno del testo. La varietà linguistica - verrebbe da dire “ idioma “ per la sua specificità - utilizzata in Keta non è solo una trascrizione fedele del gergo giovanile della provincia del Medio Campidano. Il linguaggio di Jonathan e amici, da settoriale campidanese espatria nel momento in cui riproduce esattamente le formule colloquiali, gli errori, gli ipercorrettismi tipici del quotidiano giovanile. Una varietà ricca e colorata, che solo periodicamente lascia spazio ad un registro più curato ed austero, generalmente a proposito delle digressioni morali. I brani linguistici vengono poi resi formulaici dalla continua ricorrenza a slogan e topoi. Formule reiterate ad oltranza per ribadire l’appartenenza al gruppo, per rendersi riconoscibili, per creare un jingle che ancora una volta nasconde la determinazione di una personalità che vuole emergere. 

 

      Questo, in poche pagine è Keta, il giudizio al lettore.

 

 

                                                                                                                         Cristina Piras

                                                                                                               (La Nuova Sardegna)

 

 

 

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Davide Porru, © 2005 La Riflessione Editrice

 

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